sabato 14 novembre 2015

Parigi, 13 Novembre 2015. Il mio pensiero per questo mondo acciaccato





Mentre stavo in panciolle a letto, preoccupata per il mio destino di nullafacente, tra un libro e l'altro, tra un pensiero e l'altro, ho visto immagini di guerra d'oltralpe. Una guerra che rompe la routine e s'insidia nel quotidiano, mentre come tante piccole formiche gli uomini si muovono, ciascuno per la propria strada.
Improvvisamente i miei grattacapi di donna qualunque si sono ridimensionati, perché non può essere, accidenti, che mentre vai a sentire un concerto, allo stadio o a fare un'allegra cena in compagnia, ti sparino addosso. 
Eppure è così. Non sembra vero qui, in Occidente, ma pur con una buona dose di cinismo ha detto bene Assad. Non è che un piccolo assaggio di quello che in Siria si vive ogni giorno, e precisamente Assad ha detto: "La Francia ha conosciuto ciò che viviamo in Siria da cinque anni". E questa frase ha dato molto fastidio, è ovvio. Ma non vi viene in mente che sia davvero così? A prescindere dal pensiero che ognuno può essersi fatto di Assad, su questo non ha tutti i torti. 
Il sangue degli occidentali non è più rosso di quello dei fratelli del Vicino Oriente. E dico apposta Vicino Oriente, e non Medio, perché la Siria per chi vive in Europa fa parte precisamente del Vicino Oriente. Lo disse un vecchio professore della Facoltà di Scienze Politiche di Cagliari, quando ero ancora studente, e con una sola locuzione mi fece pensare al fatto che, accidenti, siamo davvero vicini! Allora studiavo storia dell'Africa, storia dell'Asia e storia anche dei popoli del Vicino Oriente, appunto. E, mi dispiace ricordarlo a qualcuno, purtroppo è una storia per lo più fatta di conquiste dell'Occidente, a danno di popoli che qualcuno da sempre considera valgano meno di noi. 
E non è storia lontana. Non si tratta di tornare indietro al Medio Evo. Ricordo la Dichiarazione Balfour del 1917, che altro non era che una prima idea di quello che poi diventò lo Stato d'Israele, ricordo l'Egitto di Nasser, Mattei e gli accordi per il petrolio, ricordo l'Africa, il colonialismo e il "fardello dell'uomo bianco". 
Noi, Occidente, da sempre i migliori. E ancora oggi, nel parlare di violenza, stiamo lì ad accapigliarci. Chi prova a ricordare qualcosa di tutto questo, è tacciato di violenza in primis. Non solo da uomini qualunque, ma persino gli uomini delle istituzioni lo fanno: se provi a dire che il terrorismo è una conseguenza di precedenti azioni di politica estera sei con loro. Sei un potenziale terrorista.
Ha detto bene Gino Strada. Solo quando porremo fine alla violenza potremo avere diritto ad un po' di pace. Ma c'è anche chi dice che chi parla di pace è un povero illuso. La pace non c'è mai stata. Secondo molti la violenza è insita nell'animo umano, e dunque...

dovremmo tenercela. 

Ma io non sono d'accordo, no. Non sono d'accordo. Ditemi quello che volete. Non sono una terrorista, ma il terrorismo lo abbiamo fatto anche noi in quasi ogni angolo di questo acciaccato mondo.
E non sono francese, no.
Non sono siriana, no.
Sono solo vittima come tutti, uno dei tanti scampati al male. Perché tra l'esser vivi e l'esser morti è un attimo. Basta un proiettile impazzito.
Son qui, fortunatamente viva, e sto qui a dire che ad oggi i proclami di guerra non servono a un cazzo. Scusate se mi infervoro, ma riponete nel fodero le vostre armi, guerrafondai!

E' ancora presto per arrendersi allo scontro di civiltà che alcuni, da troppo tempo, bramano.
Collaboriamo tutti, neri, gialli, rosa, arancioni, marrone più chiaro, a prescindere dal Dio al quale rivolgiamo le nostre preghiere.
I violenti vanno isolati. Solo collaborando tutti potremo farcela, se non alimentiamo le divisioni in due o mille gruppi, come i potenti della terra e i media venduti tentano di fare. 
E come sempre, come qualcuno ha da sempre fatto nonostante tutto intorno regnasse lo schifo, non arrendiamoci al male.

Stay human. 



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