giovedì 17 dicembre 2015

Il giorno in cui sono diventata virale

Mi ricordo di una volta in cui il Prof. Guido Saraceni (lo seguo su Twitter e su Facebook, mi manca solo di seguirlo sotto casa ma credetemi, non lo farò perché per mia fortuna non sono una stalker) scrisse un post che mi pare avesse precisamente per titolo "Il giorno in cui sono diventato virale".
Parlava del giorno in cui, per dirla in parole povere, fece un sonoro cazzettone a chiunque avesse avuto l'ardire di iscriversi in giurisprudenza e contemporaneamente condividere la cazzata della privacy di Facebook che gira sui social ogni tre per due.
Quel post mi fece riflettere. Ha insinuato in me il pallino del "diventare virale". Diventare virale è una cosa seria, può cambiarti la vita. Guido Saraceni sta diventando di giorno in giorno più popolare, e pensate anche a quello delle Perle di Pinna o a Insopportabile, che ora partecipano ai programmi tv e qualcuno gli pubblica dei libri, persino.
Pubblicare libri non è uno scherzo. Uno può impiegarci una vita intera prima di riuscirci, oppure possono riconoscergli qualche merito dopo morto, o addirittura non riconoscergli un accidenti. E loro, i re del web, con geniali intuizioni (perché potete criticarli quanto volete ma bisogna comunque essere lungimiranti, capire quali sono le tendenze, eccellere per le proprie doti intellettive o essere stupidi in modo perlomeno anomalo, o essere davvero esperti in qualcosa come Saraceni).
Io però penso che non diventerò mai virale, a meno che non ci pensi l'influenza fra qualche ora, perché già un pochino mi brucia la gola! Forse sono sulla buona strada...

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