domenica 29 marzo 2020

Perché proprio noi? E perché no?


Attenzione: post amaro.

In questi giorni difficili per l'Italia in molti si stanno domandando perché proprio a noi. Io rilancio con un più scomodo E perché no?
In base a cosa eravamo convinti di esserci meritati una vita comoda per sempre?
Gli attentati terroristici, dalle Twin Towers in poi hanno incrinato solo lievemente il nostro senso di sicurezza, e il fatto che l'Italia non sia mai stata colpita direttamente ha contribuito a rafforzare in noi un senso di immunità che solo il coronavirus ha messo seriamente in crisi. Inizialmente anche i morti della Cina sembravano lontani. Guardando la tv, con difficoltà qualche persona lungimirante ha iniziato a pensare che forse no, la Cina non è lontana abbastanza, ma veniva messo a tacere da tutti come uno iettatore-pessimista-paranoico.
Poi il virus si è fatto spazio, e tra una valigia e l'altra è arrivato sin qui, dapprima a Codogno, poi sempre più giù, come una colata lavica che dall'alto è scesa sino alle estremità dello stivale, isole comprese.
D'improvviso ci siamo scoperti fragili.
Un senso di fragilità che i morti del Word Trade Center, le vittime siriane, i terremoti in Nepal, mai erano riusciti a trasmetterci.
Ci siamo scoperti uguali a qualsiasi derelitto del mondo, e dai nostri divani ora urliamo giustizia al mondo.
Rivogliamo la vita che ci hanno tolto, ma il mio pensiero corre a chi una vita non l'ha avuta mai.
Non possiamo che restare in attesa di qualcosa di salvifico, come un vaccino, sostegni economici o l'indulgenza plenaria del Papa. Tutte cose che quando morivano gli altri, stranamente, non ci erano venute in mente.

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