Non bastava che il caso Yara Gambirasio fosse già di per sé un'innumerevole serie di tragedie familiari tra loro concatenate. Non bastavano le innumerevoli indiscrezioni che trapelano di ora in ora a mezzo stampa.
Ora, al caso Gambirasio si unisce un ulteriore caso di natura politica. Il caso Alfano.
Tutto inizia il 16 giugno quando, in preda alla bramosia di far sapere di sapere (passatemi il gioco di parole), il più famoso Angelino nostrano, si fa prendere la mano da Twitter, e cinguetta qualcosa che non può assolutamente passare inosservata per la sua rilevanza mediatica "INDIVIDUATO L'ASSASSINO DI YARA GAMBIRASIO".
In men che non si dica, l'incauto Angelino, viene sommerso da una valanga di tweet in risposta. Fra i più emblematici, segnalo "L'avete già processato? Primo grado, appello e cassazione?" e "Garantismo a corrente alternata".
A peggiorare la situazione di Angelino, come se non bastasse, ci si è messo anche il Procuratore Francesco Dettori che, attraverso "La Repubblica", tuona "Volevamo riserbo".
Ma le polemiche non finiscono qui, perché su tutti si erge la voce del Grillone nazionale, che chiede dimissioni immediate per il Ministro.
E per uscire dal pantano, vi chiederete, che ha fatto Angelino?
La cosa peggiore che potesse fare, probabilmente!
Ha TWITTATO ancora! Come dire, il lupo perde il pelo ma non il vizio! E per di più, il lupo si dà pure la zappa sui piedi mettendo assieme un mucchio di parole che fanno a cazzotti tra loro, prive di ogni logica razionale.
Ecco il secondo tweet incriminato "LA SOLUZIONE DEL CASO DI YARA GAMBIRASIO E' UN GRANDE RISULTATO. OVVIAMENTE LA PRESUNZIONE DI INNOCENZA VALE PER TUTTI".
Ma allora, viene da dire, ma questo non ha capito niente?!
Non ha capito l'importanza di chiamarsi Alfano, piuttosto che Mario Rossi. Non ha capito che le parole di un Ministro dell'Interno hanno una valenza istituzionale, e che chi ricopre una carica dello Stato non può permettersi la libertà di cinguettare quel che vuole come un comune cittadino?
Parla di soluzione del caso e contemporaneamente di presunzione d'innocenza.
Personalità bipolare o disturbo cognitivo?
Ai posteri l'ardua sentenza.
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