Dopo Mario Biondi, ora abbiamo anche Mario Biondo.
Quale Mario?
Naturalmente Super Mario, il Mario della nazionale che tanto super stavolta non è stato, assieme a tutti gli altri.
Non lo dico per biasimarlo: non è un reato non essere super. E' così. E' un dato di fatto. Si vince e si perde. Vale per Mario come per tutti.
Oggi Mario si è fatto biondo perché nero l'avevano già fatto giornalisti e tifosi. Non parlo del colore della pelle, ma degli attacchi subiti e delle attenzioni mediatiche a cui è sottoposto.
Ancora una volta, attraverso i media, Mario ha toccato l'argomento RAZZISMO. Argomento scomodo, ma d'altronde scomodo, lui lo è sempre stato. Troppo irruento, troppo donnaiolo, troppo nervoso, troppo tutto.
Quando gioca bene, tutti ad osannarlo. Quando sbaglia, tutti a scavargli la fossa.
"Forse, come dite voi, non sono italiano. Gli africani non scaricherebbero mai un loro fratello. Mai. In questo, noi negri, come li chiamate voi, siamo anni luce avanti. VERGOGNA non è sbagliare un gol o correre di meno o di più".
Nel suo sfogo generalizza, Mario, ma una volta tanto riesco a comprenderlo.
Si sente solo, solo contro un Paese di bianchi che si aspettava troppo da lui. Molti credevano che da solo avrebbe potuto essere il Deus Ex Machina di tutto, dimenticando che la squadra non è un singolo uomo.
Lo comprendo perché la rabbia non fa ragionare, quando si è troppo spontanei.
Vogliono te, Mario. Vogliono te i giornali e le televisioni. Vogliono la tua vita pubblica e quella privata. Pare che tu non debba essere un calciatore qualunque, pare che non vogliano tutelare la tua privacy.
Ma tu non ci stai, perché con nessuna squadra hai firmato un contratto di vendita della TUA STESSA VITA. Gridalo al mondo che non sei carne da macello. Ribellati, e nella ribellione dai il meglio di te. La gente ti ama o ti odia, ma tu non vivi per loro.
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