lunedì 22 dicembre 2014

Io non ho paura



Quando un film è bello è bello. Ho rivisto “Io non ho paura” di Gabriele Salvatores. La storia è nata dalla penna di Niccolò Ammaniti. Non c’è bisogno di presentazioni.
Dall’inizio alla fine è un colpo al cuore.
I bambini arrivano dove gli adulti non arriveranno mai.
Un po’ perché la loro fantasia non è frenata dall’esperienza, un po’ per la capacità di immedesimarsi nel prossimo molto più di quanto facciano gli adulti, un po’ perché i bambini non sono ben consci del pericolo, e un po’ perché tutte queste cose messe assieme permettono loro, appunto, di NON AVERE PAURA.
Un solo bambino riesce dapprima a scoprire quali siano gli oscuri piani di un gruppo di adulti tra i quali suo padre, e poi a sventarli.
Non è una storia vera, ma verosimile. Viene da pensare che Niccolò Ammaniti un adulto non l’avrebbe mai potuto scegliere come protagonista del suo libro, perché nel mondo reale e in una situazione analoga, tanti adulti si sarebbero “fatti i fatti loro”.
Lo spettatore resta con gli occhi incollati allo schermo e rischia il crollo psicologico nell’esatto momento in cui parte il colpo della scena finale. Un solo colpo secco per uccidere.
Boom! Schermo nero.
Un adulto, il padre del bambino, dopo lo sparo ha imparato una grande lezione. E questo è il vero buco lasciato da quella pallottola. Un buco nell’animo che resterà per sempre, a ricordare di “non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te”.

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