Su Twitter c’è un Tizio in giacca e cravatta con una faccia sorridente, sopracciglia scure e capelli sale e pepe.
Un giorno scrive che siamo in guerra e dà implicitamente del terrorista a chiunque non abbia così tanta fretta (“Tanti a dire non siamo in guerra….O sono ingenui, e non credo, o sono in malafede, o, di fatto, sono dall’altra parte), un altro pubblica foto a dir poco tendenziose chiedendo di farle girare manco fosse un dodicenne.
Gli ho scritto che la foto dell’Afghanistan (vedi sopra) non era attendibile e lui mi ha risposto “È la storia del passato, che lei evidentemente ignora, è il rischio del futuro, che lei sottovaluta”.
“Troppo facile ridurre secoli di storia a questo e dire che gli altri “ignorano e sottovalutano”. Lei come uomo delle istituzioni ha dei compiti precisi. Non liquidi tutto con un tweet. A mio parere sbaglia, semplificando sta riducendo a briciole ciò che lei stesso è. Per qualunque cosa si potrebbe semplificare a questo modo. Motivi, argomenti, proponga. Questa non è politica. Sappia che davanti a lei non ha solo cretini”.
In quel momento ho fatto il due più due. Dice che gli altri ignorano e sottovalutano. Inneggia alla guerra. Pensa che gli italiani siano cretini.
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