Durante tutta la giornata di ieri mi sono arrovellata e sentita in colpa per il fatto di non riuscire a scrivere “Io sono Charlie”.
Ho pensato “Forse sono troppo dura se non riesco a farmi trasportare da questo sentimento popolare che sta unendo il mondo intero”.
Ne ho discusso, ci ho pensato prima di addormentarmi e mi sono svegliata con un perché. Ho trovato motivazioni personali e motivazioni al di fuori di me.
Personalmente, non riesco a scrivere io sono Charlie perché se penso alla libertà mi viene prima da pensare al concetto di rispetto e in un momento immediatamente successivo mi viene da anteporlo al concetto di libertà. Dite pure che non è umano rispettare tutto e tutti e che di sicuro non lo faccio nemmeno io perché è sicuramente vero, dite pure che è un retaggio del Cattolicesimo o più ancora del Vaticanesimo perché anche questo credo sia altrettanto vero, ma è inutile che mi faccia prendere dai sensi di colpa (anch’essi retaggio di derivazione ecclesiastica, probabilmente), io quelle vignette, per rispetto alle religioni, non le avrei mai disegnate. Questa è la mia motivazione personale.
Ora passo alle motivazioni che ho trovato al di fuori di me stessa. Ancora non riesco ad essere Charlie, mi dispiace tanto di non riuscire a tenere un cartello che ora tutti nel mondo tengono in mano, ma a mio parere in Italia molti che lo tengono sono ipocriti!
Mi sono sbellicata dalle risate, ieri, nel vedere come alla trasmissione Agorà Gasparri e altri personaggi si spremessero le meningi per apparire il più possibile libertari e fingersi Charlie. Non trovate che SCANNARSI in diretta mentre si cerca di difendere un diritto che va addirittura oltre la libertà di stampa ossia il diritto ad esprimere qualsiasi pensiero, che ci piaccia o meno, sia squisitamente ironico, grottesco e contraddittorio, nonché “lapalissianamente” (non so se questo avverbio esista) ipocrita?
Quando ha parlato Moni Ovadia, un altro omuncolo con gli occhi chiari che non so manco come si chiama, si stava contorcendo sulla sedia finché non ha preso parola per accusarlo di giustificare i terroristi! Un’accusa terribile, e solo perché Moni in soldoni aveva detto che se vivi in Paesi come l’Iraq e il Kuwait e appartieni a una generazione che ha visto per troppe volte video in cui gli occidentali uccidevano il sangue del tuo sangue, forse l’istinto di armarti, avendo anche un basso livello di istruzione, ti viene.
Io non ci trovo niente di trascendentale in ciò che ha detto Moni Ovadia. Sostengo da sempre che prima di dire che una cultura intera debba essere sterminata (e lo dicono molti in quest’Italia che vorrebbe definirsi Charlie) sia necessario provare a capirla, eppure un libero pensatore come Ovadia è stato accusato in diretta di giustificare il terrorismo! E quello sarebbe uno Charlie?
Ma quali Charlie? In Italia non ne vedo manco uno di Charlie! Stiamo cercando di fare nostro un concetto tipicamente francese di liberalismo che ancora in Italia non è passato manco di striscio! Non a caso, la frase “Non condivido le tue idee, ma darei la vita perché tu le possa esprimere” è del francese Voltaire. E lasciatemi dire che, a parte i filosofi, dubito che pure in Francia siano tutti così libertari e RISPETTOSI dell’altro. Perché alla fine, come la metti la metti, tutto riconduce nuovamente a quel concetto iniziale di rispetto.
Noi al posto di Charlie abbiamo, che so, Vauro, che non è che sia tutto questo grande esempio di “morirei perché tu possa esprimere la tua opinione e disegno quello che voglio anche se non ti piace”.
In Francia Charlie è nato, Charlie è morto e fra poco risorgerà, e scommetto che sarà ancora più pungente di prima.
A noi italiani per il momento, più che “Io sono Charlie”, ci rappresenta di più il Marchese del Grillo con “Io sono io, e voi non siete un cazzo!”.
Bravissima Manu!!!!
RispondiEliminaGrazie Saretta!
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