La cosa più
detestabile dei lavori finti seri in giacca e cravatta è che
in linea di massima non garantiscono un fisso.
Come se uno
andasse a lavoro giusto per mettersi in giacca e cravatta o, per le
donne, in tailleur, solo per il gusto di andarci e di mettersi in
tiro.
Se non hai
l'occasione per vestirti elegante non ti ci vesti, ed ecco che ti
offrono su un piatto d'argento la possibilità di fingere di stare
facendo qualcosa di davvero simile a a un lavoro vero.
Finirà che
saranno i lavoratori a dover pagare i datori di lavoro per la gioia
di poter uscire di casa con l'illusione di essere occupato e per
avere la possibilità di mostrare agli altri una parvenza di rilievo
sociale.
Prendere un
pullman vestito di tutto punto alle 6 del mattino piuttosto che con
gli occhi ancora assonnati alle 13 in jeans e maglietta ha un valore
per il mercato del lavoro attuale, e come tale è necessario essere
grati a chi ti toglie da questa situazione di generale
“impigianamento 24 ore su 24, night and day”.
Qualcuno
l'ha capito da un po' questo, tanto che molti girano con la borsa 24
ore anche se non devono andare da nessuna parte, o quando devono
andare alla Caritas, o persino quando si trovano costretti a frugar
nei cassonetti.
Qualcuno ci
ha inculcato scientemente che l'abito fa il monaco. Benvenuti nella
società di incravattati forzati fancazzisti cronici.
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