lunedì 5 gennaio 2015

Lavori finti seri in giacca e cravatta

La cosa più detestabile dei lavori finti seri in giacca e cravatta è che in linea di massima non garantiscono un fisso.
Come se uno andasse a lavoro giusto per mettersi in giacca e cravatta o, per le donne, in tailleur, solo per il gusto di andarci e di mettersi in tiro.
Se non hai l'occasione per vestirti elegante non ti ci vesti, ed ecco che ti offrono su un piatto d'argento la possibilità di fingere di stare facendo qualcosa di davvero simile a a un lavoro vero.
Finirà che saranno i lavoratori a dover pagare i datori di lavoro per la gioia di poter uscire di casa con l'illusione di essere occupato e per avere la possibilità di mostrare agli altri una parvenza di rilievo sociale.
Prendere un pullman vestito di tutto punto alle 6 del mattino piuttosto che con gli occhi ancora assonnati alle 13 in jeans e maglietta ha un valore per il mercato del lavoro attuale, e come tale è necessario essere grati a chi ti toglie da questa situazione di generale “impigianamento 24 ore su 24, night and day”.
Qualcuno l'ha capito da un po' questo, tanto che molti girano con la borsa 24 ore anche se non devono andare da nessuna parte, o quando devono andare alla Caritas, o persino quando si trovano costretti a frugar nei cassonetti.


Qualcuno ci ha inculcato scientemente che l'abito fa il monaco. Benvenuti nella società di incravattati forzati fancazzisti cronici.

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