Sono sconvolta per tutte le bestialità che sto leggendo in questi giorni circa la libertà di stampa e il modo in cui le varie culture e religioni stanno o dovrebbero stare al mondo.
Tutti sembrano esser diventati improvvisamente esperti di relazioni internazionali, storici e teologi vissuti a pane e testi sacri delle principali religioni rivelate mondiali.
Alcune volte rabbrividisco e basta. Altre volte mi si accappona proprio la pelle. Altre ancora, lo ammetto, provo un senso di rabbia indicibile e mi sento impotente davanti all’ineluttabilità degli eventi.
Ormai pare che tutto a questo mondo stia prendendo una determinata e brutta piega. Sarà difficile risalire la china.
In nome della libertà di stampa ognuno dice la sua, anche quando avremmo fatto volentieri a meno di conoscerla, la sua.
E’ il post di Elisabetta Addis, mia conterranea. Titolo: “Gli uccisi di Parigi e quelli di Boko Haram non sono uguali”. Già il titolo mi ha catapultato in uno stato di sconforto senza precedenti.
Non avrei dovuto leggere quel post. Non avrei dovuto leggere frasi come “Allora, se Boko Haram uccide 2000 persone è una cosa ingiusta, devastante ed orribile, ma è diverso se questo avviene nella città in cui da 200 e passa anni, con l’illuminismo, sono state dette alcune cose circa la libertà di parola e l’uccidere e il nemico”. O ancora, scrive la Addis “…io mi sento di dire, senza sensi di colpa, che se 12 persone vengono uccise a Parigi, questo ha un senso diverso, più grave e peggiore — ammesso che due orrori possano essere paragonati — che 2000 persone uccise in Nigeria. Perché 12 persone uccise a Parigi ci tolgono molta più speranza di poter uscire dalla barbarie, che non
2000 in Nigeria”.
2000 in Nigeria”.
Frasi del genere sono davvero allarmanti. Sono la spia di un senso di superiorità culturale velenoso. E soprattutto non porteranno a nulla di buono. Questo post, in quanto a inutilità in questo momento storico, supera persino la notizia virale della fatwa contro i pupazzi di neve.
Non sono riuscita a trattenermi. Ho pubblicato un commento a quel post proprio sulla pagina dell’Huffinghton, anche se è rimasto mezzo ignorato da tutti. Forse non era abbastanza scandaloso. E’ necessario affinare la tecnica per acquisire consensi e guadagnarsi i tanto amati click. Io non l’ho acquisita. Qualcuno certamente sì.
Fa niente se cadrà ancora nel vuoto. Lo ripubblico qui, perché questo è il mio spazio. Mio e di chiunque vorrà leggere e condividere.
“Potrete anche fare tante visualizzazioni con questi articoli aberranti, ma rendetevi conto della responsabilità morale in cui state incorrendo. Come disse Terzani alla Fallaci nella sua famosa lettera, “è necessario creare campi di comprensione, invece che campi di battaglia”. Con articoli simili a questo state costruendo campi di battaglia, e mi stupisco del fatto che il vostro direttore, sempre abbastanza pacato nell’esprimere concetti, vi permetta di pubblicare articoli di questo tenore. Forse lo fa in nome della libertà di stampa e del libero pensiero, ma sappiate che questo genere di articoli non è di alcuna utilità per l’umanità. Vi confesso che se non vivessi in quello che voi chiamate Occidente sarei molto arrabbiata per quanto ha scritto, signora Addis. Le dirò di più. Vivendo in Occidente sono più che arrabbiata. Sono contemporaneamente arrabbiata e schifata. Non sopporto il fatto di dover amaramente constatare che la mia parte di mondo stia scendendo a questi livelli. Ci stiamo infilando in un buco nero dal quale credo sarà molto difficile uscire. In questa “civiltà” nella quale ormai fatico a riconoscermi, cercano di farci credere che tutto debba essere ammesso in nome di una libertà che poi altro non è che una libertà effimera perché in realtà siamo schiavi. Schiavi del nostro stesso pensiero eurocentrico e soprattutto schiavi del denaro che porta molti a fare di tutto, compreso scrivere cose tanto abominevoli ed elaborare pensieri tanto nocivi.”.
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