sabato 10 gennaio 2015

Twitter: democratico e dittatoriale insieme












Non ci avevo mai riflettuto sul fatto che twitter abbia effettivamente una doppia faccia. E’ uno strumento democratico e dittatoriale insieme.
E’ democratico perché potenzialmente i post che ciascun utente pubblica su twitter possono essere letti da chiunque. Basta saper usare sapientemente gli hashtag (ossia i cancelletti) perché chiunque ricerchi il termine utilizzato possa visualizzare ciò che scrivi. Accade quindi che pensieri di perfetti sconosciuti possano essere letti da persone invece conosciutissime. Tutto ciò dà in qualche modo l’illusione di poter partecipare ad un dibattito avente un numero infinito di possibili interlocutori.
E alcune volte è vero.
Se ciò che scrivi è interessante il tuo cinguettio viene ascoltato realmente da molti. Ciò avviene anche se ciò che scrivi è sconvolgente o se ciò che scrivi è offensivo. E persino se è profondamente stupido. Tutto ciò è davvero democratico.
Ma veniamo al punto dolente. Il trend topic.
Se non capite una parola d’inglese, lasciate ogni speranza voi che entrate (su twitter). La terminologia base di twitter è inglese. Trend topic significa argomento che fa tendenza. Un esempio su tutti: #jesuischarlie.
Chiunque abbia lanciato l’hashtag #jesuischarlie ha riscosso un grande successo decretato dal popolo della rete. Chiunque abbia usato twitter ha scritto #jesuischarlie in queste ore, per essere ascoltato da un grande numero di persone.
Il rischio qual è? Che la gente inizi a ragionare per trend topic. Tutti scrivono #jesuischarlie. Per essere ascoltato e per identificarmi con la maggioranza degli utenti, lo scrivo anch’io. Altrimenti non mi ascoltano. E io magari avrei voluto chiamarlo #aborroilterrorismodiqualsiasinazionalitàsia, ma nessuno avrebbe letto. La creatività rischia di venir meno.
E si creano situazioni abominevoli, quali la discriminazione sulla base di trend topic. Mentre provavo a spiegare il mio punto di vista su Charlie mi è stato risposto che non potevo provare a comprendere i musulmani, perché “non si è visto un solo musulmano che abbia avuto il coraggio di scrivere #jesuischarlie”. Come se chi scrivesse #jesuischarlie fosse da una parte della barricata, e chi non lo scrive fosse dall’altra.
Ebbene, io sono contro le discriminazioni in base alle idee. Sono per la libertà unita al rispetto.
Sono contro la reclusione di un’idea in uno spazio ristretto di non ricordo quanti caratteri.
Twitter lo uso solo per gettare da qualche parte i miei post, come farei con una bottiglia in mezzo al mare.
Ma non facciamoci intrappolare dalla dittatura della maggioranza, del dover dire qualcosa “perché anche gli altri dicono così”.
Apriamo la mente.
Riprendendo un’idea Benniana dal libro “Elianto”, non siate maggioranza!

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