lunedì 27 aprile 2015

Nepal e rovine




 Andai in Nepal nel 2008. Per la prima volta mi si aprì un mondo nel vero senso del termine, perché quello era davvero un altro mondo.
Non avevo viaggiato tanto, e ancora oggi so di non aver quasi viaggiato affatto. C'è tanto, fuori dalla finestra. 

Siamo davvero piccoli e, oserei dire, anche un po' folli. Bisogna essere tremendamente folli per accontentarsi di nascere, vivere e morire in una piccola parte di mondo e non desiderare di vedere tutto il resto.

 Il Nepal mi fece capire questo, ma ancora la vita mi tiene ancorata al presente.
Quella del terremoto di questi giorni è una dura lezione. Finché c'è vita bisognerebbe fare le valigie. Bisognerebbe essere nomadi nell'animo e partire, perché la vita è una.

 Ricordo i templi nel centro di Kathmandu. Andare a piedi, svegliarsi all'alba senza sentirsi stanchi perché laggiù l'uomo vive secondo natura. Il fatto che ben presto le luci si spengano per mancanza di energia elettrica può essere una benedizione. Ti riporta alle origini e ad una vita molto più a misura d'uomo. Il cibo mangiato con le mani, l'incenso, le montagne, la pace, le religioni che convivono tutte in un'unica valle. Scopri che i Paesi cosiddetti "poveri" forse non lo sono più dei Paesi Occidentali. Solo noi lo crediamo, stupidamente. Solo noi crediamo di essere più ricchi, di vivere meglio, di essere "superiori". 

 Mi piange il cuore a vedere quelle rovine. Non è rimasto quasi più nulla. Riconosco nelle macerie quello che c'era. Ancora, noi poveri e ottusi Occidentali non ci rendiamo conto della gravità di quello che è successo. E' una perdita umana e culturale devastante. 
 Per fare un paragone con la nostra realtà, è come se d'un tratto crollassero tutti i principali monumenti italiani. Noi ci siamo preoccupati per la Barcaccia scheggiata e ne abbiamo fatto una tragedia. A confronto non era davvero niente. 
Tutto ciò che ora non c'è più non potrà più risorgere dalla polvere. 
E' stato come se il terremoto avesse fatto ogni volta il massimo punteggio giocando a freccette. Sono stati colpiti tutti i siti più importanti. 
Qualcuno dirà "L'importante è essere vivi".. E' vero. 
La vita, per chi resta, conta più dei monumenti, ma anche la storia è vita. E' un durissimo colpo per un'economia che ruotava anche attorno al turismo, ma soprattutto per la cultura e la memoria di quel Popolo. Sono davvero triste. 

Avevo promesso di tornare per rivedere tutto. 

Non ho fatto in tempo.

Che gli dei del mondo vi guardino e vi proteggano.

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