lunedì 11 maggio 2015

L'omicidio di Gianluca Monni e le parole del Vescovo: un altro colpo al cuore della Sardegna



Ci sono dei comunicati Ansa che non vorresti leggere mai e che fanno sanguinare il cuore. Il mio ha appena cominciato a sanguinare.
La notizia Ansa alla quale mi riferisco la potete leggere a questo link. Riporta le parole del Vescovo di Nuoro, Mons. Mosè Marcia, sull'omicidio di Gianluca Monni così come le ha diffuse attraverso le frequenze di Radio Vaticana.

Scelgo di riportarle fedelmente.

"Chi sa qualcosa parli! La gente è più che consapevole di ciò che è avvenuto. Però il problema è che a questi giovani, noi adulti non stiamo dando nessun valore, non stiamo dando loro il rispetto per la vita, le speranze per andare avanti. Non è una comunità disperata, è una comunità affranta, ma è anche una comunità che gioca con le armi: ce ne sono troppe in giro. In questa parte della Sardegna il fenomeno della detenzione di armi è ancora forte. Non sono armi che si possono trovare nel mercato libero, qui si parla di armi pesanti che vengono usate solo in guerra. Nelle case, nelle abitazioni, nelle famiglie ci sono. Il fatto è questo: un diciannovenne ucciso da altri che non sono certamente anziani, sono altri giovani. Che senso hanno della vita se la giocano così, se se la tolgono così? Chi sa qualcosa parli. La questione è che è una società abbandonata da tutti, lasciata a sé stessa, e poi da questa società si pretende che si viva in un consorzio civile ma se il consorzio civile l'ha abbandonata come pretende di farsi avanti e usare le logiche della società civile? C'è l'abbandono del territorio da parte delle istituzioni. Dove sono? E laddove ci sono stanno sparendo. Con la scusa che non ci sono soldi si abbandona. Io mi sono permesso, qualche mese fa, di dire al presidente della Regione: stiamo attenti, state attenti che se si ritirano le istituzioni, poi ritorna il concetto che la giustizia me la faccio da me. E non c'è più rispetto della persona, anche da parte delle istituzioni. Che cosa fa la Chiesa? Io, Chiesa, che cosa faccio per questi giovani? Non riesco a fare nulla, non riesco a fare granché tenendo presente che questi giovani poi nel territorio non ci sono, vanno a cercare lavoro fuori."



Ecco, non so cosa ne pensiate voi. Se avrete voglia di leggere me lo direte, ma io sono atterrita. 
Non avrei mai e poi mai voluto leggere queste parole di sconforto e rassegnazione. 
Troppi concetti in ballo. Non so neanche da dove cominciare. 
Chi sa parli. In queste ore si è parlato tanto di omertà, quasi fosse un concetto tutto squisitamente sardo, come se nei fatti di cronaca dei quali sentiamo parlare ogni giorno ci fossero stuoli di persone che vanno a dichiarare di aver visto o sentito qualcosa. Voglio pensare al delitto di Teresa e Trifone, uccisi davanti a una palestra affollata, mentre qualcuno rincasava, qualcun altro faceva jogging o qualcun altro ancora passava di lì in macchina. Voglio pensare all'omicidio di Sarah Scazzi, o di Loris. O ancora, alla sparizione di Guerrina. Non mi risulta che altrove tutti parlino. 
Le armi in casa senza dubbio se è stato un giovane a sparare da qualche parte (verosimilmente in casa) le avrà prese, ma non è l'arma in sé il problema. Lo sappiamo bene. Anche un coltello da cucina, nelle mani di uno squilibrato può diventare un'arma micidiale. 
La società lasciata a sé stessa, l'abbandono da parte delle istituzioni, la perdita di valori. E' colpa delle Istituzioni, se i giovani non hanno valori? E' colpa della mancanza di soldi della Regione? E' colpa della disoccupazione allarmante? Trovo che sia troppo facile cercare sempre e solo "altrove" le ragioni del decadimento morale, non solamente della mia Isola, ma dell'Italia intera. E forse, nel Paese che tutti indicano come esempio di democrazia e benessere, gli Stati Uniti, gli omicidi a mano armata non sono all'ordine del giorno?

No, io non ci sto a cercare sempre altrove le cause. A giustificare addirittura la propria impotenza in campo educativo con il fatto che i giovani vanno fuori a cercar lavoro. La Chiesa è ovunque, finanche nelle zone più sperdute del globo. Non cerchiamo giustificazioni estranee a noi. Tutti, a seconda dei casi, potremmo avere in qualche modo una parte di colpa. Non facciamo di tutta l'erba un fascio. Non parliamo di decadenza valoriale generalizzata. Potrebbe essere questa un domani una scusante per i futuri Preti, Vescovi, Educatori, Insegnanti, o ancor peggio Genitori! 

Io non ci sto a gettare la spugna sopra al cadavere di un ragazzo. Dobbiamo rimboccarci le maniche ancora di più perché queste cose non accadano. Da oggi. Da ora. Senza cercare di rifugiarsi dietro le istituzioni. 

Noi sardi non siamo tutti vigliacchi, non siamo tutti omertosi, non siamo tutti deboli, non siamo tutti rassegnatari. 

Non arrendiamoci al male.




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