martedì 7 giugno 2016

Guerra elettorale

"Fuocooo! Non devono vincere, bastardi!".
"Fuocooo! Non devono vincere, stronzi!".
Boom!
"A tutte le unità, guerra civile in corso. Campagna elettorale in atto! Mandate i soccorsi".
"Stiamo arrivando".
Giunti sul posto, si accorgono che non è rimasto più nessuno. Solo la punta più alta del Municipio e il campanile della Chiesa, a simboleggiare un paese che ora non c'è più. Il veleno della competizione ha inquinato gli animi della gente e ha messo tutti contro tutti. Hanno combattuto destra contro sinistra, sinistra contro sinistra, destra contro destra, scapoli contro ammogliati, vegani contro carnivori, atei contro cattolici e viceversa...
Nessuno si è tenuto fuori, nemmeno quelli che con la campagna elettorale non c'entravano un cazzo e sarebbero potuti restare tranquilli a casa loro, anziché imbracciare le armi. Sarebbero potuti andare al mare, faceva tanto caldo... E invece no, tutti lì. Tutti al fronte. Chi cazzo glielo faceva fare, a certa gente, di mettersi in prima linea... Non si era tirato indietro nemmeno il prete, nemmeno chi si professava pacifista, nemmeno il becchino che ora non potrà più compiere il suo dovere, nemmeno il muratore o il panettiere, e nemmeno il ladro che un tempo andava a trafugare l'oro nelle tombe dei morti. Neppure il contabile o il giornalaio, e nemmeno l'avvocato che ora non potrà occuparsi delle eredità.
A un certo punto, il delirio generale. Nessuno sapeva più perché era lì né perché si ritrovava a combattere, ma tutti sentivano il bisogno di colpire.
Si sarebbero potuti salvare, se solo non avessero sparato tutti nello stesso istante, radendo al suolo ogni cosa.
A terra solo cadaveri e macerie, e silenzio. Finalmente tutti zitti.
Era la fine di una dura, durissima e sanguinaria, guerra elettorale.
Una cosa del genere non si era mai vista prima, da nessuna parte.
È davvero inedita ma, per fortuna, non è successa qua.

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