Quando mi piace davvero qualcosa ho l’irrefrenabile desiderio di comunicarlo a più persone possibile. Dato che all’epoca in cui lessi il libro non tenevo nessun blog, voglio farlo ora.
Un errore di questi tempi è sottovalutare l’importanza della lettura. Non sarà la prima volta che qualcuno lo dice o lo scrive. Sono parole scontate ma io trovo che leggere sia una faccenda seria. A seconda di quello che leggi puoi cambiare modo di pensare su un argomento, o addirittura cambiare la propria visione della vita o l’angolazione da cui guardare il mondo.
I libri di Benni hanno esercitato questo potere su di me.
Benni è stato in grado di seminare il germe della follia nella mia anima.
E non pensate che ciò sia negativo o che debba trasformarvi in ciò che prima non eravate. Resterete voi, ma con la consapevolezza che, solo volendolo, si possano fare molte più cose in questo mondo.
Innanzitutto, se non si accetta passivamente tutto, si può provare a cambiare la realtà o almeno una sua piccola porzione. Si possono aprire brecce, spiragli in qualcosa che prima sembrava buio e soffocante.
Si può far circolare aria nuova con i nostri passi.
Ma dobbiamo prima di tutto essere noi, ed esserlo fortemente.
La forza rivoluzionaria delle idee, la ribellione al sistema che vuole omologarci, i progetti insani dei potenti, la necessità di tenere vivo e in salute il nostro Pianeta, la complessità dell’animo umano e delle relazioni tra gli uomini e tra gli uomini e il mondo, sono temi che scaturiscono dalla penna di Benni e invadono la realtà.
Trovo che ci sia qualcosa di sorprendentemente magico in questo.
E’ magico il fatto che ogni volta che leggo un suo libro, nel guazzabuglio delle storie e dei personaggi trovi, sempre un po’ di me e un po’ di vita vissuta. Spesso qualcosa che avevo pensato un attimo prima, lui, me la mostra sotto un’altra luce, ampliando il mio orizzonte.
Saltatempo è stato tutto questo per me. Nel leggerlo, ho temuto di diventare schizofrenica.
Non è sano piangere e ridere su una stessa pagina di libro, o addirittura su un’unica riga.
O forse sì.
Forse invece è sanissimo! Direi pure terapeutico. La terapia piena d’umanità che ci arriva da uno stregone delle parole.
Grazie, Stefano
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