lunedì 13 aprile 2020

Scrivere durante il Coronavirus

Trovo che scrivere durante il Coronavirus sia molto più difficile. Lo so, può sembrare paradossale. In teoria l’isolamento sociale dovrebbe rappresentare un vantaggio per chi ama scrivere, soprattutto se si sta in casa soli e senza distrazioni intorno. Scrivere è un lavoro solitario, si pensa e si riuniscono i pensieri su carta senza il supporto di altri. Al massimo si può chiedere ad altri un consiglio o che ci facciano una revisione per depurare il testo dai refusi. Perlomeno, questo è ciò che fa un comune mortale. A guardarla da questo punto di vista potrebbe sembrare un momento d’oro per la produzione di testi scritti di qualunque genere.
La scrittura può essere vista anche come un mezzo di evasione. Attraverso la scrittura si può essere ovunque, e in questo senso scrivere può voler dire uscir di casa nel rispetto delle regole.
O ancora, scrivere può diventare un modo semplice per rivivere momenti belli del passato, riavvolgere il nastro e immergersi nelle sensazioni positive già vissute per trasferirle su carta. Per far riaffiorare vecchi ricordi niente di meglio di un periodo nel quale si accumulano pochi ricordi.
Eppure la mia bilancia penderà sempre dalla parte della mia vita precedente, anche per ciò che do’ e potrò dare a livello di scrittura.
Da sempre ogni cosa che scrivo in qualche modo è legata alla mia realtà seppur in modo imperscrutabile per chi non è nella mia testa. Anche le cose più strampalate e che in teoria nulla hanno a che fare con il quotidiano sono nate da un istante di libertà, perché è proprio quando alla scrittura non ci pensi proprio nascono idee da sviluppare su carta.
I tempi morti per me sono sempre stati la materia prima delle intuizioni, ma stando a casa non riesco più a usufruire della smania creativa che si genera durante i tempi morti. Questo perché oggi TUTTO sembra un tempo morto.
In casa non c’è più la netta distinzione tra quando fai qualcosa e quando sei a riposo, tutto avviene lentamente e all’interno di uno scenario fisso e apparentemente immutabile. Un tempo sospeso e troppo ancorato al presente.
La settimana scorsa dovevo scrivere un racconto che mi era stato assegnato durante la lezione di un corso di scrittura online (quello bellissimo della Scuola di Scrittura di Valeria Viganò) ma non ci riuscivo. Abbandonata ogni velleità di scrivere per davvero volevo almeno esternare il mio malessere, così ho mandato a Valeria un testo del tutto inutile, e lei giustamente mi ha detto che sarebbe stato meglio niente. Io quando gli altri hanno ragione non ribatto mai, non voglio sottrarre tempo per riempirlo di cose che già conosco visto che ciò che penso già lo so. Ho preferito ascoltare ciò che aveva da dire, e aveva ragione quando ha detto che le ho mandato una banalità.
Senza il mondo esterno in quel momento mi sentivo vuota, spenta, costretta a riempire un vuoto per andare avanti, così ho scritto che non riuscivo a scrivere e ho parlato dell’ultima immagine del mondo che ho registrato prima di rinchiudermi in casa. Un volo di uccelli neri in fuga per chissà dove e il mare in burrasca, che ora appaiono un presagio di ciò che sarebbe stato.
Ho consegnato un guazzabuglio di sensazioni e sentimenti interiorizzati che non interessano al lettore, a meno che tu non sia uno scrittore affermato del quale tutti vogliono sapere tutto, ma non è il mio caso. Io non sono nemmeno una scrittrice.
Ho imparato la lezione, non bisogna sprecare tempo neanche quando si scrive, non una parola che sai già essere stupida.
Per cercare di sfruttare al meglio questo momento ieri sono salita sul tetto di casa, ho visto una persona due tetti più in là e ho immaginato una storia che vada oltre me. Ancora una volta dal mondo di fuori è emerso il bagliore che mi permette di creare qualcosa, non so ancora se sarà una luce fissa o a intermittenza ma so per certo che spero che anche nei momenti grigi un lumino per la scrittura sia sempre acceso, anche se restasse soltanto interiore, anche se nessuno riuscisse a scorgerlo.
Per me vivere serve a scrivere quanto scrivere a vivere.

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